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Showing posts from February, 2022

LA RICCHEZZA DELLA DIVERSITA' OGGI

  DALLA MULTICULTURALITA' AL MULTICULTURALISMO La necessità di salvaguardare la diversità e di garantirne la libera espressione si traduce oggi, sul piano sia teorico sia operativo, nel multiculturalismo. Con questo termine si indica un progetto di tutela delle diverse culture presenti su un determinato territorio, tramite interventi legislativi e politici che assecondino le richieste da esse avanzate. Le esigenze possono essere molteplici, e, di conseguenza, anche i provvedimenti che intendono rispondervi. Un gruppo socialmente minoritario: - può desiderare assetti giuridici più rispettosi delle proprie specificità culturali, - può invocare la rimozione degli ostacoli che gli impediscono l'effettivo esercizio delle libertà civili, - può sollecitare interventi concreti per superare una situazione di emarginazione sociale / per promuovere un'integrazione altrimenti difficoltosa. A livello politico-legislativo, il primo autentico documento multiculturalista della

DALL'UGUAGLIANZA ALLA DIFFERENZA

  IL VALORE DELL'UGUAGLIANZA Per molto tempo l'uguaglianza ha costituito la bandiera sotto la quale gli uomini hanno combattuto alla ricerca di un mondo diverso e migliore . Scaturito tra il XVII e il XVIII secolo dalle riflessioni degli illuministi, il valore dell'uguaglianza è invocato con particolare passione nelle battaglie della borghesia rivoluzionaria , in opposizione ai privilegi di classe della nobiltà e del clero. Poi è confluito nelle costituzioni dei moderni Stati liberali , come garanzia di giustizia e di democrazia. Per esempio, l 'articolo 3 della nostra Costituzione recita: « tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali »   In questo senso l'idea di uguaglianza è stata impugnata per combattere le discriminazioni attuate a danno dei soggetti sociali più deboli , come per esempio, la lotta

ALLE RADICI DELLA MULTICULTURALITA'

L'INCONTRO DELLE CULTURE NEL MONDO ANTICO Il filosofo Protagora nel V secolo a.C. individuava nella varietà di costumi e consuetudini delle società umane un aspetto irriducibile della realtà storica ed esprimeva il disorientamento che coglie gli individui quando vengono a contatto con culture diverse dalla propria e con i differenti valori che queste incarnano. Fin dall'antichità le culture non si sono limitate a confrontarsi: Invasioni, guerre, movimenti di colonizzazione hanno, nel corso dei secoli, mescolato e sovrapposto popoli e civiltà, e quello che oggi appare come una "cultura" unitaria e coerente è spesso il risultato di elementi diversi e di percorsi complessi, che si perdono in epoche remote. La religione degli antichi greci si presenta come una sintesi di culti e di miti dalle origini varie ne ed è una dimostrazione: agli dei dell'Olimpo e alle cerimonie in loro onore si affiancavano i rituali dedicati alle cosiddette divinità "ctonie&q

IL LAVORATORE OGGI

C'ERA UNA VOLTA ...LA "CLASSE LAVORATRICE" Con l'affermarsi dell'industrializzazione e del lavoro salariato, in occidente aveva preso forma un nuovo soggetto sociale: la classe lavoratrice. Con questa espressione, si deve intendere l'insieme di tutti quegli individui per i quali il lavoro costituisce l'unico potenziale mezzo di guadagno, in assenza di altre fonti di ricchezza Per designare queste persone si cominciò a utilizzare l'appellativo di proletari, ovvero coloro che "posseggono" soltanto i propri figli, la propria prole, anch'essi braccia potenziali da avviare al lavoro. Dei proletari cominciarono a interessarsi molti studiosi, come gli economisti Jean-Charles Léonard Simonde de Sismondi e Lorenz von Stein, il filosofo e sociologo positivista Henry de Saint-Simon e Karl Marx. Nei Manoscritti economico-filosofici (scritti nel 1844, ma pubblicati postumi nel 1932), Marx descrive la condizione del proletariato industriale

VERSO UN LAVORO Più FLESSIBILE

  Verso gli anni Ottanta del secolo scorso la soluzione keynesiana al problema della disoccupazione è stata messa in discussione, e nell'ambito della riflessione sul lavoro e sull'occupazione è emerso un nuovo concetto: quello di flessibilità.   UNA NOZIONE CONTROVERSA "Flessibilità" è un termine che indica la capacità di qualcuno o qualcosa di adattarsi facilmente a contesti o situazioni differenti; per estensione, può indicare anche docilità, malleabilità, disponibilità al cambiamento. In riferimento al lavoro, la flessibilità indica una situazione in cui le varie caratteristiche dell'attività lavorativa, tempi e luoghi del suo esercizio, aspetti economici e normativi che la definiscono, non sono stabili ma soggette a cambiamenti e fluttuazioni. Alcuni studiosi distinguono tra flessibilità del lavoro, intesa semplicemente come possibilità di modificare l'attività del lavoratore per adattarla alle congiunture della produzione, e flessibilità dell

MARX E IL PLUSVALORE

Karl Marx (1818-1883) nel saggio intitolato Il capitale, pubblicata nel 1867 , interpreta il concetto di salario e lavoro la nota teoria del plusvalore.   LA TEORIA DEL PLUSVALORE Semplificando, il fulcro di questa teoria è che il salario non costituisce il corrispettivo della ricchezza che il lavoratore produce con la sua attività, ma solo la cifra con cui il capitalista compra la sua forza-lavoro, ossia la sua disponibilità a lavorare. Il Plusvalore designa quel "sovrappiù" di valore che il lavoratore è in grado di realizzare, in un tempo determinato grazie alla sua attività, ma di cui si è sistematicamente defraudato dal capitalista.   IL SAGGIO DI PROFITTO E LA SUA CADUTA L'accumulazione del plusvalore è il presupposto per la crescita dell'economia capitalista, ma a lungo andare è, secondo Marx, il meccanismo occulto che ne decreterà il crollo inesorabile. Proseguendo nella sua analisi, infatti, Marx sostiene che l'effettiva percentuale di guadag